Pères Blancs
France

Le P. Maurice Borrmans, M.Afr. (Père Blanc)
docteur honoris causa de l'Université pontificale urbanienne


Texte tiré du Journal La-Croix 2/11/15 - 16 H 59

À l'occasion de l'inauguration de son année académique 2015-2016, l'Université pontificale urbanienne de Rome, a conféré le titre de Docteur Honoris Causa en missiologie au P. Maurice Borrmans. Il a consacré sa leçon inaugurale au sujet : "Approches chrétiennes de l'islam ".
Ne pouvant le recevoir en personne, empêché pour des raisons personnelles, c'est le Père Diego Sarrio M.Afr, Directeur des Etudes du Pisai qui a lu le discours envoyé par le P. Borrmans et le P. Valentino Cottini, Directeur du Pisai a fait un discours pour présenter le P. Maurice Borrmans (Ci-dessous en italien)


Né en France, ordonné prêtre en 1949, Maurice Borrmans est membre de la Société des Missionnaires d'Afrique (Pères Blancs). Après avoir obtenu son Doctorat ès Lettres à Paris-Sorbonne (1971), il a vécu vingt ans en Algérie et en Tunisie, avant de s'installer à Rome où il a enseigné pour plus de trente ans la langue arabe, le droit islamique, la spiritualité musulmane et l'histoire des rapports islamo-chrétiens auprès du Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica (PISAI).
Rédacteur en chef d'Islamochristiana, la revue trilingue du PISAI (anglais, français, arabe), de 1975 à 2004, il a été aussi consulteur auprès du Conseil pontifical pour le dialogue interreligieux.

Il est l'auteur de nombreux ouvrages parmi lesquels : Orientations pour un dialogue entre chrétiens et musulmans, Cerf, Paris, 1981, traduit en six langues dont l'arabe et le turc. En 2011, il a publié ?: Dialoguer avec les musulmans. Une cause perdue ou une cause à gagner ?, (Pierre Tequi).

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LAUDATIO DI P. MAURICE BORRMANS

(Pontificia Università Urbaniana, Aula Magna, 27 ottobre 2015)

Valentino Cottini


Eminenza,
Eccellenze,
Magnifico Rettore, Professori e Studenti della Pontificia Università Urbaniana,
Professori e Studenti del PISAI,
Cari amici,

Ringrazio di cuore anzitutto il Magnifico Rettore della Pontificia Università Urbaniana, il caro amico P. Alberto Trevisiol, e il Senato Accademico per la decisione di insignire P. Maurice Borrmans, Missionario d'Africa, della Laurea honoris causa in Missiologia. È un riconoscimento all'uomo, al Missionario d'Africa, al professore, allo studioso, ma è anche un gesto di squisita simpatia per il PISAI, il piccolo Istituto che rappresento, che già l'Urbaniana ha generosamente ospitato lo scorso gennaio 2015 in occasione della celebrazione del cinquantesimo anniversario del suo trasferimento dalla Tunisia a Roma. Oggi siamo qui tutti, professori e studenti, per condividere l'occasione festosa dell'inaugurazione dell'anno accademico dell'Urbaniana, dell'importante riconoscimento a P. Borrmans e per ribadire il nostro legame di simpatia e di amicizia.

P. Maurice stesso in una sua lettera arrivata pochi giorni fa, esplicita il suo legame con il PISAI:

"Carissimi amici - scrive - ecco l'invito a condividere con me un piccolo evento che tende soprattutto a onorare il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica dove ho lavorato per tanti anni. Avevo sognato in tale circostanza di rivedere il vostro volto, di condividere ricordi ritrovati e di sigillare di nuovo un'amicizia ricca di tante esperienze. Purtroppo, per motivi di salute, sarò assente 'di corpo' ma presente 'di spirito'. E mi dispiace davvero! I miei medici mi hanno sconsigliato un viaggio così lungo all'inizio di una convalescenza che sarà lunga anch'essa".

Parlare di P. Maurice è facile e difficile. Facile per la presenza importante che egli impone dovunque si trovi, tanto che chi l'ha conosciuto non lo ha più dimenticato, difficile per la poliedrica personalità e per i molti interessi che egli ha coltivato e continua a coltivare.
Cominciamo con

Un breve sguardo sulla sua vita

Maurice Borrmans è nato a Lille, in Francia, il 22 ottobre 1925 (esattamente 5 giorni fa ha celebrato il suo novantesimo compleanno!). Ha compiuto gli studi di teologia a Lille e in Tunisia (a Thibar), dove è stato ordinato prete nel 1949. Membro della Società dei Missionari d'Africa (Padri Bianchi), ha studiato arabo, islamistica e filosofia a Tunisi, presso l'Institut des Belles Lettres Arabes (IBLA) e all'università di Algeri, dove ha ottenuto la licenza in lettere nel 1954 e il diploma di studi superiori l'anno successivo. Infine ha terminato il suo curriculum di studi universitari con un dottorato in lettere alla Sorbona di Parigi nel 1971 con due tesi che furono pubblicate quasi subito: Statut Personnel et Famille au Maghreb de 1940 à nos jours e Documents sur la Famille au Maghreb de 1940 à nos jours. Dopo quasi vent'anni di attività pastorale e culturale in Algeria e Tunisia, ha partecipato al trasferimento del PISAI dalla Manouba (ora un sobborgo di Tunisi) a Roma nel 1964 e poi per ben quarant'anni, salvo una parentesi di tre anni nel Bahrain, è stato professore del PISAI, insegnando lingua araba, diritto islamico, spiritualità musulmana e storia delle relazioni tra cristiani e musulmani. È in questo periodo che ha insegnato anche, per una ventina di anni, presso questa Pontificia Università Urbaniana, dove fu docente molto apprezzato. Membro dell'Accademia Internazionale delle Scienze Religiose, è stato per lungo tempo consultore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso e ha partecipato a innumerevoli colloqui di dialogo islamo-cristiano a Tunisi, Amman, Beirut, Roma, Cordova, Istanbul, Parigi e Algeri, annodando importantissime relazioni internazionali e corrispondenze epistolari ricche di umanità e proiettate alla ricerca di contatti accademici e di dialogo.

Nel 1975 ha fondato e poi diretto fino al 2004 la rivista del PISAI Islamochristiana, una sua creatura, alla quale è rimasto molto legato, tanto da continuare ancora ad arricchirla con i suoi contributi.
Dal 2005 vive a Sainte Foy lès Lyon, in Francia. Ma rimane ancora assai attivo nel campo della ricerca e del dialogo islamo-cristiano con viaggi, conferenze, pubblicazioni e contatti che continua a mantenere in diverse parti del mondo.

Proseguo con un breve cenno su Maurice come studioso, come Missionario d'Africa e come uomo.

Lo studioso

Basta percorrere con un colpo d'occhio la sua sterminata bibliografia per rendersi conto della dimensione culturale di Borrmans (ve la risparmio!). E' dedicata quasi esclusivamente ai rapporti islamo-cristiani secondo la metodologia specifica del PISAI: studiare e comprendere l'islam dall'interno, attraverso la lingua araba. A questo compito egli ha dedicato il suo impegno accademico di tutta la vita. E lo fa ancora. Lo testimoniano i contributi sulla rivista del PISAI Etudes Arabes, espressamente dedicata agli studenti: sono traduzioni dall'arabo in una lingua europea di brani significativi su diversi argomenti, in modo che chi studia i testi musulmani si renda conto della terminologia tecnica usata e ne comprenda l'esatto significato. Lo studioso si trasforma così nel professore, esigente e duro professore, che pretende il massimo da se stesso e da chi si appresta a intessere un dialogo vero, non superficiale con il partner musulmano. Per questo Maurice ha scritto anche un'interessante e per certi versi unica Grammatica della lingua araba, disponibile solo in ciclostile.

Borrmans è ben noto fuori dal PISAI anche per altri fattori. Per esempio per la sua quasi frenetica attività di conferenziere nei più diversi ambiti, dai più umili, come le parrocchie e i circoli ristretti fino ai massimi livelli di rappresentatività, come le conferenze episcopali, soprattutto italiana e francese, le università italiane e straniere, i consigli generali di molte congregazioni religiose e missionarie. Alcuni di questi interventi appaiono nella bibliografia, altri, la maggior parte, restano inediti. Nell'attività di conferenziere Maurice dà il meglio di sé. Chi lo ascolta resta incantato dalla verve, dalla passione da cui è animato, dall'immensa cultura e dalla profonda conoscenza dell'islam sottese alle sue affermazioni, nessuna delle quali risulta mai infondata o superficiale.

Tutte le scienze dell'islam lo hanno interessato. Ma il primo amore al diritto musulmano è rimasto fondamentale, specialmente per quanto riguarda la famiglia. E l'impronta dell'ambiente francofono dell'Africa del Nord, in cui si è formato alla conoscenza dell'arabo e dell'islam, è pure rimasta indelebile. Ne fanno fede i due volumi della sua tesi dottorale citati all'inizio di questo discorso e numerosi articoli pubblicati in seguito. Sulla medesima linea emerge l'interesse per i diritti dell'uomo, un tema ancora caldo nelle relazioni islamo-cristiane.

Ma è il tema del dialogo islamo-cristiano a catalizzare i contributi più importanti. Forse il libro più letto e apprezzato di Borrmans, tradotto in molte lingue, è proprio quello che oggi è stato riedito dalla Urbaniana University Press e, se non sbaglio, fu pubblicato per la prima volta dalla stessa editrice nel 1988: Orientamenti per un dialogo tra Cristiani e Musulmani, un libro non molto grosso ma denso e ispirato. Vi appaiono nello stesso tempo le difficoltà e i sogni, non utopistici, di arrivare in futuro a una convivenza pacifica. Un paragrafo, emblematico, che mi è sempre piaciuto, si intitola: "Intraprendere l'impossibile e accettare il provvisorio". Il tema è ripreso e aggiornato più volte in molti articoli e in alcuni libri, come: Islam e Cristianesimo: le vie del dialogo (1993), Gesù Cristo e i Musulmani del XX secolo (2000), Dialogue islamo-chrétien à temps et contre-temps (2002), L'avenir du dialogue islamo-chrétien (2005), Dialogues, rencontres et points de contact entre Musulmans et Chrétiens (dans une dimension historique) (2007), Dialoguer avec les Musulmans : une cause perdue ou une cause à gagner ? (2011). Le date sono significative, perché indicano che il tema ha costituito e costituisce veramente l'interesse e la passione di una vita, interesse e passione che hanno causato a Borrmans anche problemi da parte di altri studiosi, molto meno propensi di lui a instaurare, costi quello che costi, punti di contatto con istituzioni, strutture e persone significative del mondo musulmano.

E nello stesso tempo testimoniano un profondo equilibrio, una via media (per molti versi così cara anche all'islam) che non è affatto ingenua, ma che segue e si inserisce nel magistero della Chiesa cattolica e non si stanca di gettare ponti dovunque possano essere gettati. Insomma, è l'opera di uno studioso che mentre analizza i documenti di carta non smette di guardare alle persone, nelle quali vede all'opera l'azione dello Spirito, che supera la lettera e arriva al cuore.

Un ultimo aspetto del Borrmans studioso si riferisce alla vastissima rete di relazioni con attori eminenti del dialogo, sia cristiani che musulmani. Per quanto riguarda i primi, basterebbe citare il libro: Cristiani e Musulmani: Quattro precursori di un dialogo possibile, Massignon, Abd el-Jalil, Gardet, Anawati, pubblicato nelle edizioni dell'Urbaniana nel 2008 e ripubblicato in francese l'anno successivo edito di nuovo in francese l'anno successivo. Di questi eminenti studiosi Maurice ha scritto e parlato molto, con alcuni di essi ha intrattenuto una fitta corrispondenza (una parte della quale ha inviato anche al PISAI), confrontandosi, chiedendo contributi e consigli, ammirandone l'acutezza dell'analisi e la profonda spiritualità, a prescindere dalla loro appartenenza religiosa e dalle vicende umane che essi hanno attraversato: poliedrico, problematico, acutissimo, brillante il primo, dalla vita avventurosa non scevra di ombre; musulmano convertito a frate francescano il secondo, dalla profonda spiritualità, che non ha mai rinnegato le profondità della sua appartenenza religiosa di origine; piccolo fratello che si celava sotto uno pseudonimo il terzo, caratterizzato nelle sue analisi da una straordinaria lucidità e da un innato equilibrio; acuto analista ma anche domenicano profondamente umano il quarto, cofondatore dell'IDEO del Cairo.

Di queste personalità, del loro modo di comprendere e di rapportarsi con i musulmani, Borrmans si sente il continuatore ideale. E lo è, anche e forse proprio nella complessità delle relazioni, non sempre pacifiche. Ci sarebbero da aggiungere molti altri studiosi, come Roger Arnaldez, Jacques Jomier, Youakim Moubarac e Waardenburg, recentemente scomparso, ma anche, tra i musulmani, il grande filosofo Mohamed Arkoun, il teologo Hmida Ennaïfer o il pensatore tunisino Mohamed Talbi, che negli ultimi anni ha cambiato radicalmente atteggiamento nei confronti dei cristiani, provocando in Maurice un acuto senso di delusione, non solo psicologica ma anche dal punto di vista religioso.

Il Missionario d'Africa

Ed è anche questo aspetto di profonda religiosità che caratterizza Borrmans. Missionario d'Africa (Padre Bianco), appartiene di diritto al carisma del Fondatore della Società, il Card. Lavigerie. E vi appartiene a diversi titoli, che non saprei enumerare nella loro complessità. Mi limito ad alcuni aspetti che testimoniano il tipo di spiritualità di Maurice. In primo luogo voglio citare la vocazione intellettuale, che, se non vado errato, ha sempre caratterizzato la Società: per comprendere una religione è necessario inculturarsi profondamente in essa, cercando in particolare di comprenderne le strutture di base e le spinte intellettuali. Potremmo dire che P. Borrmans fa parte di un gruppo della Società che non si è accontentata di vivere in mezzo ai musulmani del Maghreb ma che ha tentato di coglierne lo spirito in profondità. Di fatto è stato membro di un insieme di Padri di grande preparazione culturale, come Marchal, Demeerseman, Gelot, Caspar, Ferré, e poi Fitzgerald (per citarne solo alcuni), che hanno dato avvio a un'opera non solo cristiana ma anche e forse soprattutto "araba", profondamente inculturata nel Maghreb. Da loro ebbe origine sia l'Institut des Belles Lettres Arabes sia il PISAI.

E ancora un altro aspetto importante: Maurice è rimasto profondamente, rocciosamente cristiano cattolico e missionario, mai proselitista. Questa affermazione potrebbe essere fraintesa, perché la si dà per scontata. Ma non lo è, né in un senso né nell'altro. Da prete che ha sempre amato la pastorale e da missionario esprime un amore viscerale per i musulmani sia noti sia sconosciuti, e mentre li rispetta nella loro fede, prega continuamente perché si aprano all'accoglienza di Gesù Cristo. In questo senso è possibile comprendere, per esempio, sia la pratica sia la pubblicazione di quell'intuizione particolare di Louis Massignon e di Mary Kahil che è la badaliya, cioè l'offerta della propria vita per i musulmani, sia anche altre forme di devozione, come il pellegrinaggio annuale "au Vieux Marché", in Bretagna, alla cappella dei sette dormienti di Efeso.

L'uomo

Ma non pensate che Maurice sia un uomo triste, richiuso su se stesso, o troppo serio. L'uomo Borrmans è di una vitalità incredibile, appena smorzata ora dall'ultima malattia, ma mai fiaccata. Chi lo conosce sa che non sto esagerando. La sua capacità di lavoro e di sintesi è proverbiale, la sua memoria è come quella di un elefante, la sua cultura è sterminata. Ma ama la buona cucina e non disdegna un bicchiere di vino in compagnia, ama la conversazione con gli amici, è capace di grande tenerezza e di profonda empatia, come sanno quelli che egli ha gratificato della sua stima e del suo aiuto. E non gli manca una sana furbizia, che l'ha aiutato a cavarsela in diverse circostanze. Non possiamo dimenticare i sotterfugi messi in atto, per esempio, al momento del trasferimento del PISAI da Tunisi a Roma. Più volte ho cercato di immaginare la sua faccia di bronzo mentre occultava libri all'occhiuta polizia tunisina. Ed è la biblioteca del PISAI che lo ringrazia!
Ecco, in estrema sintesi, P. Maurice Borrmans: studioso, Padre Bianco, uomo. Così semplice da sfiorare talora l'ingenuità e così meravigliosamente complesso da sembrare irraggiungibile. Un gigante del dialogo islamo-cristiano, al quale ha dedicato la vita. Un neo-dottore in missiologia.

Concludo con le sue parole, scritte nella lettera di cui ho parlato in apertura:
"Sarà P. Diego Sarrió, Direttore degli Studi del Pisai, a sostituirmi per questo 'conferimento della Laurea honoris causa'. Sarà lui che leggerà la mia 'lectio magistralis' in italiano, preparata da tre mesi, per fortuna: Sguardi cristiani sull'islam. L'Urbaniana Press ha portato a termine per tale occasione la nuova edizione del mio Orientamenti per un dialogo tra cristiani e musulmani, edizione aggiornata e aumentata da me, per fortuna, ancora, già tre mesi fa! Ringrazio vivamente la Pontificia Università Urbaniana per l'onore inaspettato e graditissimo del dono e del riconoscimento di cui ha deciso di insignirmi. Vi prego infine di scusarmi per la mia assenza-presenza, vi ringrazio per quanto la vostra amicizia mi ha arricchito umanamente e scientificamente e vi prometto un pensiero e una preghiera per voi presso il Signore.
Con affetto, Padre Maurizio Borrmans".


P. Maurice Borrmans avec le Pape François
Audience 24 Janvier 2015 pour le 50ème Anniversaire du Pisai
(Photo Osservatore Romano)

 

Voir aussi Site du Pisai